La cerimonia, in municipio, è stata molto veloce (circa 20min) e strana allo stesso tempo: non mi era mai capitato di vedere firmare solo i testimoni della sposa, mentre quelli dello sposo stavano imbambolati a guardare – a mio parere, sarebbe stato di buon gusto da parte della sposa fare in modo che firmassero un testimone per parte, ma è solo una mia considerazione personale che nasce, forse, dalla poca ma intensa conoscenza dei due sposini (e da tutto ciò che ha circondato questo evento).
Mi ha anche lasciato delle sensazioni strane, brividi di tristezza che non provavo da molto. Non so bene cosa abbia causato tutto ciò, forse sentivo la tristezza di alcune persone, forse sentivo che l’assenza di altre ha generato un senso di incompletezza … non saprei, so solo che è stato molto brutto ed anormale per un momento come il matrimonio che, invece, dovrebbe rappresentare gioia e felicità.
Il momento più bello è sicuramente rappresentato dal dopocena, quando il padre dello sposo ha tirato fuori l’organetto ed è partita la tarantella. Davvero fantastico … favoloso … le tradizioni sono sempre la miglior via per ricongiugersi alla propria terra, alle proprie origini. Vedere tante persone ballare, giovani e non (soprattutto lo sposo con la madre e una delle sorelle), è stato uno di quei momenti che difficilmente dimenticherò di questa tre giorni sarda.