Vivo a Bologna, fuori dalla mia terra natìa da oramai quasi 8anni e, di come si comportino le persone, credo di essermi fatto un’idea abbastanza precisa, anche e sopratuttto grazie a questa esperienza da fuori sede.
Uno degli interrogativi più grandi che è rimasto ancora irrisolto è: perchè, spesso, le persone che vivono fuori dalla loro terra perdono il loro accento e prendono quello della terra che li ospita? E’ uno di quegli atteggiamenti che proprio non tollero e sopporto a fatica, e che mi fa sentire talmente a disagio da condurmi in una specie di isolamento sociale. Mi sento orgoglioso di essere reggino, e in questo status non ho alcuna intenzione di eliminare il mio accento, una via di mezzo tra calabrese e siciliano, che credo mi identifichi in un determinato ceppo sociale dal quale non voglio allontanarmi. Si può benissimo parlare l’italiano correttamente, sia da un punto di vista sintattico che semantico, senza per questo doversi snaturare.
Nonostante ciò, non penso che il motivo sia da ricercare in un deficitario attaccamento alle proprie origini, più che altro risulta essere legato al carattere di ogni singolo individuo. Questo "disturbo" comportamentale lo si riscontra soprattutto nelle persone meridionali, sebbene, forse, si può trovarne la spiegazione, nel fatto che il movimento sud-nord sia molto più intenso di quello in senso opposto.
Immaginiamo, quindi, sulla base di caratteristiche puramente caratteriali, di suddividere le persone in quattro macro-categorie:
- deboli che si mostrano deboli;
- deboli che si mostrano forti;
- forti che si mostrano deboli (o come diciamo dalle nostre parti "muciunedi";
- forti che si mostrano forti (li chiamerò "squali").
Nella prima categoria rientrano tutti coloro i quali possiedono un carattere debole e che, per un motivo o per un altro non fanno nulla per nasconderlo. Sono generalmente persone che, all’interno di un gruppo, non spiccano per grado di socievolezza subendo il carattere forte degli "squali" o dei "muciunedi" e che, generalmente, non riescono a raggiungere i gradini più alti ed influenti della odierna società capitalista, proprio per questo loro limite caratteriale.
La terza categoria, quella dei "muciunedi", è la categoria più interessante: in essa confluiscono tutti coloro i quali possiedono un carattere molto forte che dà loro la possibilità di raggiungere tutti gli obiettivi che si prefiggono senza, per questo, venir meno ai propri principi di base. Sono persone solitamente umili, non inclini a particolari atteggiamenti "violenti"; non tendono, quindi, ad imporsi con altri individui per modi "forti" ma, più che altro, tramite una sorta di forte influenza. Non sono inclini a vantarsi della propria cultura, nel caso in cui la possiedano, nè tantomeno a ritenersi pubblicamente più intelligenti di altri.
Gli "squali" infine, rientrano nella quarta categoria: ad essa appartengono tutte quelle persone disposte a tutto pur di raggiungere il loro obiettivo, persone che fanno della famosa affermazione di Machiavelli ("il fine giustifica i mezzi") il loro motto. Gente senza scrupoli, lupi tra le pecore, si sentono capaci di qualsiasi azione e non fanno nulla per celare questa loro forza caratteriale.
Restano esclusi, per ora, i deboli che si mostrano forti. Questi sono tutte quelle persone deboli di carattere che si fingono forti per meglio nascondere questa loro debolezza. Grazie a tutta una serie di sotterfugi, celano questo loro sentirsi inferiori nei rapporti interpersonali, per poi, incosciamente, uscire allo scoperto per determinati atteggiamenti che li contraddistinguono: durante una discussione cercano di imporre il proprio punto di vista alzando il volume della propria voce; oppure, ancora, si vantano di aver compiuto determinate azioni prima di altri cercando di dimostrarsi migliori di altri per ottenere un momentaneo senso di appagamento ed illusoria forza.
Ed è in questa categoria che rientrano tutti coloro i quali cambiano il loro accento nel momento in cui trascorrono parte della propria esistenza lontani dalla loro terra natìa. E’ di fatti un disturbo caratteriale, questo loro cercare di sentirsi accettati anche dai loro dissimili; si sentono pesci fuor d’acqua, fuori dal mondo in cui si ritrovano catapultati per una ragione o per un’altra, e per ovviare a questa situazione ricercano nella lingua, fattore universale di inter-comunicazione tra gruppi, la chiave di volta per risolvere questo problema.
Nota: Magari tutto ciò è già stato detto da qualcun altro, ma non essendo un sociologo nè avendo mai studiato scienze delle comunicazioni, non sono a conoscenza di teorie a riguardo. Tutto ciò è frutto della mia personalissima esperienza di vita, e di tutte le persone che ho conosciuto durante questo percorso.