Screditiamo Beppe Grillo

Beppe Grillo, Beppe Grillo, Beppe Grillo.
Si parla solo di questo oggi come oggi; la cosa sorprendente è che se ne parla nei modi più disparati. C’è chi difende la propria casta; chi, invece, colto da improvvisa moralità afferma che lo stato delle cose vada cambiato.
Se ne parla sui giornali, se ne parla in tv. E’ praticamente diventato un fenomeno talmente importante da far passare in secondo piano qualsiasi altro problema di questo Paese. O, forse, fondendoli talmente bene al suo interno, riesce a far parlare di tutto e di nulla allo stesso momento.

Ne parlano a Ballarò, ne parlano a Porta a Porta, ne parlano a Matrix. Di queste tre trasmissioni, non per scelta, son riuscito a guardare solo la parte finale di Matrix – puntata di stasera. Mi ha molto colpito, innanzitutto, che molti dei ragazzi intervistati esprimessero idee molto simili a quanto ho scritto tempo fa, e cioè che risulta davvero particolare che i politici debbano mettersi ad argomentare con un comico: vorrà mica dire che questo comico ha davvero colto nel segno?

Non sono daccordo con chi afferma che le idee di Grillo siano qualinquiste, o meglio: lo sono ma credo ci sia una precisa strategia dietro.
Credo che l’obiettivo principale, la cosiddetta prima mossa, doveva essere quella di scuotere il Paese cercando di raccogliere in predeterminate città il più alto numero possibile di consensi (attenzione: ho usato volutamente "predeterminate", perchè è singolare che un attacco alla casta dei politici parta da una città dove un sindaco "rosso" viene contestato praticamente da tutto e da tutti).
Una volta capito che il seguito c’è, che è vivo e, forse, molto più pulito di quello che porto Bossi a fondare la Lega Nord, che portò Moretti e i suoi girotondini a scomparire ben presto dalla scena pubblica, che portò il movimento della Pace (dov’è finito?), il movimento dei Pacs (oltre parlarne, cosa si è fatto all’atto pratico?) e …

Sono daccordisismo con Alberto che, come aveva già fatto un giornalista (chiedo venia, ma non ricordo il nome) su una prima pagina di un quotidiano nazionale, propone di applicare il certificato di qualità "Grillo" ai partiti e non di fondarne di nuovi. Se una riforma deve esserci, deve partire da ciò che c’è, perchè abbiamo tanti di quei problemi, siamo talmente arretrati che ripartire da zero vorrebbe dire, forse, la morte civica di questo paese. Tuttavia, non concordo, quando Alberto sostiene:

Ciò che appena dopo il v-day è successo nelle nostre Università nei concorsi per accedere ai corsi universitari a numero chiuso ha seppellito nella polvere l’orgoglio di chi ha manifestato ricordandoci che rimaniamo, almeno in parte, un popolo di furbi e disonesti.
Dobbiamo non solo esercitare per primi la correttezza e la moralità che pretendiamo dai politici, ma, soprattutto, dobbiamo avere il coraggio di pretenderla e imporla, nel nostro piccolo, anche nel quotidiano. Lode alla giovane studentessa che ha scritto a Repubblica sollevando il caso a Bologna.

Idealmente sì, Alberto, la politica rispecchia la nostra società. Lo dicono i sociologi e lo ha ripetuto (parole ed idee non sue, ovviamente) Prodi a Porta a Porta qualche sera fa.
La politica, pur rispecchiando la società, deve dare il buon esempio [il codice civile parla di "diligenza del buon padre di famiglia"], la società deve educare e far vedere quali sono i valori fondamentali di una società sana: moralmente e civilmente. Faccio un contro-esempio: prendiamo la scuola. In ogni aula vi è un insegnante (il nostro governo) e degli alunni (la società): è l’insegnate che deve [o dovrebbe] indicare la strada maestra ai suoi alunni per portarli, educandoli, verso un senso civico più elevato.

Related Posts: