Il calcio di oggi è business.
Il calcio di oggi è marketing.
Quante volte avete sentito queste [tristi] parole? Direi spesso, anche considerando che ci stiamo sempre di più avvicinando al modello americano, presentatoci dalle leghe professionistiche, NBA su tutte.
Manchester Utd, Real Madrid, Juventus e Milan sono state sicuramente le apri-pista di questa invertenza di rotta. Hanno creato degli stadi ad-hoc per poter sviluppare al massimo il loro concetto di “centro polifunzionale”; hanno spinto tantissimo sia nello sviluppo dei propri siti web che sul merchandising (magliette, gadget e ammenicoli vari).
Certo, non mi sogno lontanamente di paragonare la Reggina Calcio a questi mostri sacri del calcio del duemila; tuttavia, mi sento di dire che per una realtà piccola e senza un presidente petroliere, l’aspetto marketing andrebbe valutato correttamente.
Tralascio il discorso sito web, come già detto nel caso di strill.it è gestito da una webagency (???) che ha già dimostrato di non essere il massimo dell’efficienza. In tal senso, però, i problemi non sono tanto di natura tecnica quanto di natura contenutistica.
Il sito spesso latita (credo per volere del presidente Lillo Foti) nella comunicazione verso l’esterno (ma questo sarà il terzo atto di questa mia digressione sulla Reggina Calcio); il sito non ha un suo shop degno di questo nome nè tantomeno fornisce riferimenti diretti ed affidabili per risolvere tutta una serie di problematiche. Ricordo, ad esempio, che quando un generico tifoso contatta la sede centrale per chiedere informazioni, siano esse relative al rinnovo degli abbonamenti, alla situazione dello stadio, all’acquisto dei biglietti per le trasferte, si viene regolarmente tacciati con risposte evasive ed inconcludenti.
Sponsor Tecnico:
Dopo vari anni passati con la Asics, il presidente decise di passare alla Onze. In un atto di funambolico sentimento patriottico-regionale, scelse una piccola realtà del cosentino per la produzione delle proprie attrezzature tecniche.
Se pensiamo a ciò che la Reggina Calcio deve rappresentare non solo per la città di Reggio Calabria ma anche per la regione Calabria tutta, allora la scelta della Onze è stata oculatissima. Una squadra di calcio militante nella massima serie, deve fungere anche da traino per l’economia locale.
Non possiamo però non pensare all’aspetto economico-societario: la scelta della Onze, da questo punto di vista, è stato un vero e proprio dramma. Chiaramente non sono a conoscenza dei bilanci della Reggina Calcio, tuttavia mi viene da pensare che una piccola realtà della Onze sicuramente non potrà mai sponsorizzare la Reggina come la Nike, l’Adidas, la Puma o la Asics stessa.
Non è tanto una mera questione di soldi, quanto, piuttosto, una questione di prospettive. Sottoscrivere contratti di sponsorizzazione tecnica con le più grandi industrie del settore, vuole anche dire avere a disposizione i loro shops per la diffusione e la vendita del proprio materiale. Ad oggi è praticamente impossibile acquistare materiale tecnico della Reggina Calcio al di fuori della città di Reggio Calabria. Qualcuno chiamò in sede per chiedere spiegazioni e la risposta fu che la società Reggina Calcio non si occupa direttamente di merchandising ma, per tale aspetto, bisogna rivolgersi alla Onze (mi ripromesso di trovare il link per maggiori delucidazioni).
Sponsor ufficiale:
Una volta “entrato” in difficoltà l’impero Mauro (le virgolette son d’obbligo), fu fatta la scelta di affidarsi a Gicos, una società di import/export con sede a Cinquefrondi (RC). Anche qui, vale lo stesso discorso fatto in precedenza: se pensiamo alla Reggina Calcio come motore dell’economica calabrese, mai scelta fu più azzeccata. Tuttavia, se pensiamo alla Reggina Calcio come SPA, allora mi chiedo quale possa essere il reale pro in una forma di sponsorizzazione di questo tipo.
A chi mi dice che le grandi aziende non verranno mai a Reggio Calabria per via della mancanza del bacino d’utenza, beh ricordo che la Viola Basket Reggio Calabria ebbe come sponsors ufficiali la Pfizer e la Panasonic, che non sono sicuramente le ultime due arrivate. Per cui, credo, che ci siano i margini di riuscita di operazioni di questo tipo, sempre premesso che ci debba essere la reale volontà nel progredire e nel non accontentarsi di una salvezza all’ultima giornata.
Logo:
Questione abbastanza ingarbugliata. La società fu acquistata nell’86 da Lillo Foti ed altri imprenditori reggini, ma in realtà nasce nel lontanissimo 1914 con il nome di Unione Sportiva Reggio Calabria, successivamente divenuto Reggio Football Club nel 1920.
Il presidente non ha dato mai adito alla soddisfazione dei tifosi e si è sempre proclamato in favore della nascita della Reggina nel 1986. In tal senso, tende a voler sottolineare sempre e comunque che la Reggina è sua, l’ha fondata lui e, probabilmente, morirà con lui.
Il logo, tuttavia, non ha mai subito serie fasi di restyling; sinceramente è anche un pò bruttino, quella R buttata lì su un misero sfondo amaranto. Sicuramente si potrebbe fare molto di più che piazzarci una stellina a commemorazione (forse) dei 10 anni di serie a. Il logo, daltronde, deve rappresentare anche una parte della mission societaria: non puntare su un forte restyling del logo, vuol dire non voler puntare sul marketing societario; vuol dire non curare uno degli aspetti economici che risultano fondamentali per qualsiasi società ; vuol dire accontentarsi.