Il porto di Gioia Tauro: lettera aperta dei dipendenti Serport

I dipendenti della Serport Gioia Tauro scrivono una lettera aperta a tutte le pseudo-personalità, politicanti, di questo ridicolo paese. Ne traggo alcuni passi, i più significativi a mio avviso, considerato che la stessa è molto lunga (ne trovate la versione completa sul sito strill.it):

Due mesi o poco più sono trascorsi dal momento in cui il Terminalista del porto di Gioia Tauro ha deciso di ridisegnare la mappa del traffico commerciale di navi container spostando, come si fa su una scacchiera di dama,

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In quei giorni tale manovra veniva giustificata chiaramente in termini di scelte strategiche di natura economica e commerciale: “Il terminalista del porto di Gioia Tauro accontentava i suoi clienti e partners più esigenti, i colossi del mare MSC e MSK, dirottando le superstiti compagnie di navigazione scalanti il porto di Gioia Tauro sul porto di Cagliari”. Questa versione era contrastata in parte da voci di corridoio che parlavano di cassaintegrati nel terminal di Cagliari a cui il gruppo CSA doveva pensare e di una possibile perdita della concessione del porto di Cagliari da parte di CSA se lo stesso fosse rimasto ancora senza lavoro. (Ma questo cosa significa? Che un posto di lavoro nella regione Sardegna ha più valore di un posto di lavoro nella regione Calabria? I sardi valgono di più agli occhi dei loro amministratori di quanto valgano i calabresi agli occhi dei loro?).

In quei giorni altre voci ancora sussurravano della mancata concessione ad MSC della banchina disponibile nel porto da parte di MCT…della serie meglio avere MSC come cliente che come concorrente. Altre voci ancora indicavano la volontà precisa di Grand Alliance stessa di spostarsi da Gioia Tauro, volontà ai nostri occhi poco comprensibile considerato che la Sardegna è un’isola, quindi priva di quell’entroterra che consente uno smistamento veloce della merce via strada e via intermodale come di fatto avveniva a Gioia Tauro. E in quei giorni ancora si sentiva dire: “questi sono giochi ad alti livelli, questa è la politica dei grandi numeri, questa è la globalizzazione”, termine diventato ormai di uso comune ad indicare che cosa? Non si sa bene. Forse il progresso di pochi e regresso di molti?

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Chi siamo noi? Siamo le vittime indirette dei giochi di potere precedentemente descritti.

Siamo lavoratori e abbiamo investito ben tredici anni di fatica e sacrifici in un progetto in cui abbiamo creduto insieme ai nostri datori di lavoro, imprenditori locali schiacciati dalla politica dei grandi numeri. Siamo i DIPENDENTI della prima agenzia marittima operante nel porto di Gioia Tauro “Serport Gioia Tauro Srl” dal momento in cui la prima nave ha sbarcato il primo container nel piazzale del porto. Questa immagine è ancora presente nella mente di molti che all’epoca osavano, seppur scetticamente, sperare che qualcosa finalmente stesse cambiando nell’immobilismo economico e lavorativo a cui purtroppo la nostra terra ci ha abituati da sempre.

Ebbene si! Abbiamo cominciato a sognare e a credere ad una enorme possibilità di sviluppo che veniva data alla nostra Calabria e ad una provincia, quella di Reggio Calabria, per troppo tempo bistrattata e dimenticata.

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Era il lontano 1995. I nostri sogni all’epoca non erano differenti da quelli di tanti giovani calabresi come noi assunti dal terminalista MCT nel corso di questi anni. Giovani strappati anch’essi all’enorme serbatoio di disoccupazione calabrese. La nostra ritenevamo fosse però una sfida più ardita. Noi, al contrario di loro, non avevamo alle spalle i colossi mondiali del settore ma degli imprenditori calabresi, provenienti da realtà distinte del settore marittimo della regione, che finalmente avevano la possibilità di uscire dall’ambito locale e dimostrare a livello internazionale il loro valore professionale, grazie all’inaspettata apertura di questa enorme finestra sul Mediterraneo che improvvisamente si collegava commercialmente al resto del mondo. Il loro valore professionale questi imprenditori lo hanno dimostrato. NOI lo abbiamo dimostrato insieme a loro.

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La domanda che poniamo è la seguente: Qual’ è la nostra colpa? Quella di avere tentato e creduto di poter emergere e crearci uno spazio vitale nella nostra terra? Quella di avere realtà gestite totalmente da calabresi e create per dare lavoro ad altri calabresi? Noi non rappresentiamo i grandi numeri. Siamo le formiche laboriose del settore, siamo quella voce onesta di una Calabria che per l’ennesima volta rischia di rimanere afona. Vorremmo chiedere a chi ci rappresenta localmente e a livello nazionale se contestualmente alla mafia in Calabria si combatte, anche semplicemente con l’indifferenza, chi con tutte le proprie forze, i propri investimenti personali (studio, cultura, formazione) alla mafia e ad un certo tipo di mentalità mafiosa si oppone con forza. E la mentalità mafiosa in Calabria non è solo quella della “ndrangheta”,………….

Vorremmo chiedere anche se un italiano nato in Calabria, nel 2008 è ancora costretto ad emigrare per poter sopravvivere.
Vorremmo chiedere se per essere presi in considerazione da qualcuno in Italia un lavoratore debba come minimo lavorare per FIAT o ALITALIA. E se così fosse, vorremmo sapere come mai ogni mese vengono detratti dalla nostra busta paga gli stessi soldi che vengono detratti ai lavoratori italiani che godono di diritti e di quell’attenzione di cui i dipendenti di piccole ditte private non godono.

La cosa certa, aldilà di tutte le chiacchiere fatte in questi due lunghi e sofferti mesi, è che noi oggi siamo sul punto di perdere il nostro posto di lavoro. Delle strategie commerciali dell’uno o dell’altro, degli errori commessi, dello scarica barile tipico di queste situazioni a noi poco importa. Per noi la posta in gioco è troppo alta.

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Ma a questo punto il nostro grido si rivolge soprattutto verso chi dovrebbe tutelare il territorio. Gli enti preposti al controllo e alla promozione dell’area portuale, quale per esempio l’Autorità Portuale di Gioia Tauro che non riesce a portare avanti un tavolo di discussione con tutte le parti in causa per affrontare in modo fattivo e produttivo l’attuale condizione di esubero di personale dell’area stessa.

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Ebbene qualcuno deve darci delle risposte!!! I soldi dei finanziamenti pubblici che lo stato ha concesso in questi anni al terminalista sono anche soldi nostri.

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La solita storia di assoluta sudditanza della Calabria alle decisioni e al volere di chi ripetutamente nel corso dei secoli ha invaso il nostro territorio sfruttandolo e depredandolo lasciando a noi solo briciole e a volte neanche quelle non può e non deve ripetersi.

Forse la nostra terra non è più appetibile perché non ci sono più fondi da sfruttare? Si veda la pubblicazione del 29 maggio 2008 sul sito del governo italiano (presidenza del consiglio dei ministri) in cui all’interno del pacchetto fiscale si trova: “……abrogata la dotazione assegnata per il piano di sviluppo per il porto di gioia tauro pari ad euro 600.000 per l’anno 2008 e ad euro 750.000 per l’anno 2009″

Per quanto tempo ancora dobbiamo rappresentare merce di scambio? I politici e il sindacato a quale prezzo ci vendono?

Noi non intendiamo arrenderci. Abbiamo seguito in silenzio nel corso di questi due mesi l’evolversi degli eventi. Il tempo necessario per poterci rendere conto dell’effetto devastante che tali strategie commerciali avrebbero avuto sul nostro territorio è trascorso. Lo tsunami è arrivato con tutto il suo carico di morte. Il Porto di Gioia Tauro è in crisi e la crisi è grave.

Qualcuno deve dare delle risposte. Il silenzio non può calare per l’ennesima volta nella speranza che eventi simili passino inosservati. Per questo motivo il nostro accorato appello arriverà sulle scrivanie di tutti , piccoli, medi e grandi uomini. Partiremo dal basso, da dove sicuramente quanto scritto sarà maggiormente compreso fino ad arrivare alle più alte cariche di questo nostro Stato troppo spesso disattento e incurante della sorte dei suoi cittadini. Siamo stanchi di vivere in un paese dove lo Stato chiede di continuo ai cittadini ma in cambio dà molto poco.

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Il Nulla è la dimostrazione che gli umani non sognano più, cosa auspicata dai signori del male perché è più facile assoggettare chi non ha degli ideali.” Liberamente ispirato a: “La Storia Infinita” di Michael Ende.

I DIPENDENTI della Serport Gioia Tauro Srl

Non credo ci sia altro da aggiungere

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