Ammetto di non averlo visto tutto, però l’ho registrato sul my sky hd e mi riprometto di guardarlo stasera.
Detto questo, vorrei commentare quanto scritto da Aldo Grasso sul Corriere della Sera di oggi:
Ha radiografato la mafia del Nord (immaginiamo con quanta gioia Roberto Formigoni e il ministro leghista Maroni abbiano ascoltato l’orazione), l’ha descritta come un centro internazionale del narcotraffico, ha citato un po’ a sproposito Gianfranco Miglio, ha fatto un appello alla «parte sana» dei calabresi.
Saviano meglio dell’esordio, ma l’inchiesta che Roberto Iacona aveva fatto a settembre sullo stesso argomento era parsa più efficace. Questione di codici. Linguistici.
Premessa: per chi non lo sapesse, Miglio era quel senatore, fautore del federalismo, che in vita odiava Bossi, e al quale la stessa Lega Nord oggi dedica ed intitola scuole varie (vedi quella di Adro). Saviano dice:
… Dove si sviluppa il più alto tasso d’investimenti criminali. Milano è la capitale degli affari ‘ndranghetisti. Non è roba da terroni. Al Nord le cosche parlano con la Lega, vogliono incontrare un consigliere leghista. Del resto, Gianfranco Miglio voleva costituzionalizzare le mafie…
(via giornalettismo.com)
Miglio, durante un’intervista concessa a Il Giornale nel ’99, affermò:
Io sono per il mantenimento anche della mafia e della ’ndrangheta.
Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos’è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto.
Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità . C’è anche un clientelismo buono che determina crescita economica.
Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate(via WikiQuote)
Fatta questa dovuta premessa, giusto per capire cosa Aldo Grasso volesse significare, il sottoscritto, potendo, chiederebbe ad Aldo Grasso cosa egli si aspetta di ascoltare in tv riguardo alla ‘ndrangheta.
Calabrese, reggino di nascita, non mi aspetto sicuramente una trasmissione sufficiente come quella di Iacona. Una trasmissione dove non mi è stato detto nulla di nuovo, nulla che già non fosse noto. Non mi aspetto che si faccia di tutta l’erba un fascio e mi si debba sempre mortificare per le mie origini.
Mi aspetto piuttosto che un giornalismo, serio, critico anche verso sè stesso, ammetta quale che sia la vera situazione di una regione dove ancora si uccide per strada con uno stile che ricorda i tempi in cui ero bambino (alla faccia del governo del “fare”)