La parola del Re in una società guerrafondaia

Obama Osama bin Laden situation room

La notizia della settimana è sicuramente l’omicidio di Osama bin Laden da parte dei Navy Seals americani.
Le pagine dei nostri giornali sono pieni di interrogativi sulla veridicità o meno di questo avvenimento – e solo alcuni, più illuminati, cercando di andare oltre (vedi l’articolo “Il diritto di sapere” di Vittorio Zucconi su Repubblica).

Di tutta questa faccenda mi colpiscono un paio di aspetti.
Il primo.

Vedere alcune persone (guarda la foto pubblicata ad inizio post) assistere in diretta all’omicidio di una persona come se fossero al cinema, comodamente seduta sulle poltrone di una qualche stanza della casa bianca, per quanto quella persona possa essere un criminale ed autrice/ideatrice di atti censurabili, mi fa un enorme tristezza oltre che angoscia.

Il secondo aspetto che mi ha colpito è che gli Stati Uniti si possono permettere il lusso di condurre azioni militari in un paese straniero (il Pakistan) senza che il governo (democratico o meno che sia) ne venga edotto.
Questo apre scenari inquietanti: l’abbiamo già visto con la Francia che bombarda la Libia, con il non intervento in Siria, con l’escamotage dell’incidente del Tonkino che portò alla guerra del Vietnam.

Proprio l’incidente del Tonkino deve farci riflettere su come e quanto sia manipolata l’informazione su scala mondiale e come questa venga utilizzata, da questo o quel governo, per giustificare interventi militari in determinati paesi.

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