Reggio Calabria: estate 2008, meteoriti e … “c’è la criminalità organizzata”

Quest’anno le vacanze son durate davvero poco – purtroppo per un motivo o per un altro ho dovuto far rientro dopo solo 14 giorni di permanenza in patria; tuttavia sono stati più che sufficienti per comprendere meglio la situazione e l’aria che si vive in città.

Il sindaco Scopelliti si è molto impegnato negli ultimi anni a dare una parvenza di città turistica, di centro del divertimento – almeno agli occhi di coloro i quali non danno troppa importanza ai dettagli.

La verità sta altrove o, forse, nel mezzo.
In quattordici giorni, ho perso il conto delle macchine effettivamente bruciate.
In quattordici giorni, ho perso il conto delle macchine rubate e poi ritrovate.
In quattordici giorni, ho visto esplodere un locale con ingenti danni sia alle macchine parcheggiate nelle vicinanze, sia al palazzo che lo ospitava; e tutto questo, di fronte alla caserma della Polizia Municipale e a poca distanza dagli uffici distrettuali della DIA. Della serie: qui governiamo noi e si fa come diciamo noi. Punto.

A parte i soliti problemi noti, che come minimizza lo stesso sindaco:

C’è la criminalità organizzata che, comunque, è un fenomeno che va fronteggiato. Il problema è legato alla mafia ma tocca i cittadini solo attraverso questi episodi

è altro ciò che mi ha lasciato davvero perplesso.

Questione Pulizia:
Passeggiando tra il Corso Garibaldi e la via Marina (o viale Falcomatà – o come volete chiamarlo), si nota un’incredibile quantità di cufe, altresì dette blatte, segno che, forse, la città non è poi tanto pulita come si vuol far credere.
Questo va chiaramente in controtendenza con una città che a poca distanza ospita artisti di livello internazionale, una radio in collegamento h24 e tanta tanta gente venuta per turismo. Non è bello accogliere le persone e dare l’idea di sporcizia e disordine che la città mi ha lasciato in questo breve soggiorno.

Questione Trattamento con il turista:
Dei calabresi tutto si può dire, meno che non siano ospitali. Questa regola vale se non sei un esercizio pubblico.
Mi è capitato un paio di volte di sedermi all’interno dei gazebi allestiti dai vari bar/gelateria della via marina (vedi sottozero, vedi sireneuse) e, incidentalmente, sono sempre stato trattato con i piedi. L’assurdità, ma forse non lo è poi tanto, è che sono stato trattato meglio dai camerieri stranieri, piuttosto che da quelli del luogo. Chi era con me può confermare la questione: in linea generale il cliente deve essere trattato in un certo modo, con i guanti, con tutti i riguardi, e non con un tono saccente e scorbutico (spero che sia io ad essere stato fortunato e non sia la norma).

Questione Lidi:
ok, l’idea dei lidi era carina all’inizio. Era la novità, era un divertimento alternativo, aggiuntivo per chi viveva la città quotidianamente – sebbene siano in mano ai soliti noti.

Purtroppo, sull’onda dell’abitudine e del dare per scontato determinati atteggiamenti, i gestori non hanno saputo migliorarsi. Quest’anno erano assolutamente inavvicinabili: drink card all’ingresso, variabile tra 5 e 10 euro, una birra 5 euro, un cocktail 10. Prezzi inspiegabili per una delle città più povere d’Italia (ma questo sarà argomento di un altro post).
In tal senso mi ha piacevolmente colpito la festa organizzata dalla Banda Falò, ingresso gratuito, musica sulla spiaggia, con capannine ed ombrelloni costruiti dai ragazzi di Villa San Giovanni. Sono pronto a scommettere che in una sera abbiano incassato molto in più rispetto ad un generico lido di Reggio. Daltronde è fisiologico, la gente spende se la sai far spendere.

C’è ancora tanto da fare, tanto da migliorare. Credo però, che se non si parte dall’alto, dando il buon esempio, la città continuerà ad incanalarsi in quel tunnel dal quale, poi, sarà diffile uscire.

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