Rispetto all’aspetto societario ed all’aspetto marketing, l’aspetto relativo all’ambiente che circonda il mondo ‘Reggina Calcio’ è molto più complesso da trattare.
Sebbene la realtà reggina sia mediamente piccola ed insignificante, se paragonata a realtà di livello come Milano e Roma, si è permessa negli anni un lusso che nessun altro in italia ha potuto godere: mi riferisco all’aver avuto nelle massime serie le proprie squadre di basket (viola basket), di calcio (reggina), di pallavolo (medinex – campione d’italia), calcio a 5. Mica poco eh.
In tutti questi ambienti, seppur molto diversi tra loro si è registrato lo stesso identico fenomeno. In principio la tifoseria era sufficientemente equidivisa tra i diversi sport con, ovviamente, una propensione verso il tifo calcistico. Nel momento in cui ognuna delle suddette squadre ha raggiunto l’apice della propria storia, si è riscontrato un netto aumento di tifosi presenti nei vari palazzetti o stadi sportivi. Ricordo quando la Medinex vinse lo scudetto, poi toltole d’ufficio; ricordo quando la viola arrivò ai quarti di finale scudetto e “perse” contro la Benetton Treviso.
Così anche la reggina ha vissuto questo fenomeno: qualche migliaio di spettatori in serie B, poi la serie A e 20mila unità fisse ogni domenica al granillo.
E’ indubbio che un tale bacino d’utenza è difficile da gestire e mantenere. Certo è, però, che le scelte dissennnate del presidente Lillo Foti hanno portato a far sì che allo stadio non ci siano quasi mai oltre diecimila persone (praticamente la situazione che vi era in serie b) ed in trasferta mai più di qualche centinaio (ma qui insistono problemi di altro tipo: vedi il costo dei biglietti, la difficoltà nel reperirli, il costo della vita, ecc. ecc.).
E’ altresì innegabile che i sogni del tifoso mal si conciliano con le prospettive di crescita dirigenziali. Questo principio è ancor più vero nel momento in cui ci si ritrova ad avere un commerciante, e non un imprenditore, come presidente. Se da un lato la logica dell’imprenditore è quella di effettuare investimenti (il cosiddetto “rischio d’impresa”) per raggiungere un obiettivo sia remunerativo sia sportivo (vedi famiglia Pozzo ad Udine); dall’altro, la logica del commerciante è quella di raggiungere il massimo profitto con il minimo sforzo senza porre troppa attenzione a tutto ciò che lo circonda.
Credo che per spiegare bene questo concetto, basti guardare alle dichiarazioni di oggi di Massimo Cellino (l’imprenditore):
In questo momento, non possiamo fare altro che scusarci con i tifosi, La mancanza di risultati è determinata solo da nostre colpe. Non tiriamo in ballo la sfortuna o gli arbitri. Non ci resta che lavorare con maggior impegno, tutti insieme, per spezzare la serie negativa. Il fatto di non essere riusciti ad ottenere risultati in cinque partite ci addolora profondamente.
[cut]
Dopo la gara di ieri, abbiamo preferito non presentarci in sala stampa per evitare di dire parole inutili. Nessun silenzio stampa, ma solo profonda vergogna per i dispiaceri che stiamo dando ai nostri tifosi. Possiamo assicurare che ce la stiamo mettendo tutta.
In tanti anni che seguo la reggina, non ho mai e dico mai sentito dichiarazioni analoghe rilasciate da lillo foti. Nè quando andammo a Messina a giocare un derby scandaloso (e io arrivavo assieme ad un amico da Bologna per vederlo), nè quando l’anno scorso fece quello scempio di scelte che ci portò a salvarci all’ultima giornata.
Ed è qui il problema: salvarsi all’ultima giornata può capitare. Capitare, per l’appunto. Non deve diventare la regola. Il fine dello sport per i tifosi è quello di migliorare. Il fine dello sport per gli imprenditori/presidenti è quello di massimizzare i profitti con sempre migliori risultati sportivi. Il fine di Lillo Foti qual è?