Sono mesi oramai che tra radio, tv e giornali leggo sempre la stessa tiritera: dobbiamo costruire stadi nuovi, privati, per aumentare il fatturato delle nostre società e poter competere con gli altri campionati esteri. Ed è un pò anche il messaggio che passa leggendo l’articolo di Timothy Ormezzano su Repubblica:
Maledetta recessione anche italiana, soprattutto italiana. Non è facile correre tra le grandi d’Europa con le stampelle della crisi nazionale: mentre fai un passo avanti, i tuoi avversari ne hanno già fatti due.
[…]
Già , questione di budget. Non è facile andare alla guerra con le armi di cartone, scontrarsi con superpotenze che fatturano il doppio.
In tutta onestà non credo che il problema sia solo nel fatturato delle nostre società , è, piuttosto, un problema di cultura manageriale/sportiva. Oggettivamente, negli altri paesi, vedi Inghilterra, dove si spende molto ma molto di più che in Italia, non ottengono risultati incoraggianti (anche e soprattutto a livello di nazionale).
Credo che i tifosi non vadano allo stadio, almeno parlo per me, non perchè gli stadi siano brutti e fatiscenti (che poi è tutto da dimostrare), bensì perchè (forse):
– acquistare oggi un biglietto per una partita di calcio è un dramma, si parla di richiedere la tessera del tifoso (per chi non ce l’ha), consegnare documenti e di fare spesso file incredibili;
– recarsi allo stadio, in città come Roma, è davvero un viaggio anche se si parte da quartieri piuttosto centrali
Allora forse, i presidenti piuttosto che pensare al loro guadagno personale e a mirabolanti azioni di cementificazione del suolo italiano, farebbero meglio a studiare delle vie alternative, programmatiche e di gestione del sistema calcio meno fondate sui soldi e più fondate su valori veri.
Non voglio una premiere league in italia. Voglio il calcio italiano in italia!
( foto via blog.paddypower.it )